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Channel: Parità di genere – CGIL
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Cgil nazionale e Cgil Veneto: interferenza inaccettabile emendamento Consiglio regionale su sepoltura feti

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La Cgil nazionale e la Cgil Veneto considerano grave, oltre che sbagliato, l’emendamento approvato ieri dal Consiglio regionale del Veneto, che prevede procedure di inumazione, tumulazione o cremazione, in una specifica area cimiteriale dedicata, anche per i “prodotti abortivi o del concepimento” inferiori alle 28 settimane, a prescindere dalla volontà delle donne che hanno scelto o subito un’interruzione di gravidanza.

Questa norma interviene in un ambito delicatissimo senza tenere in alcuna considerazione la sensibilità e la volontà delle donne coinvolte. Questo vale sia per coloro che scelgono di accedere alla interruzione volontaria di gravidanza, che per le donne che subiscono aborti spontanei. Chi vive esperienze così drammatiche ha il diritto di scegliere senza costrizioni esterne, come prevede la Legge 194. Costrizioni se non abusi, che hanno l’unico effetto di peggiorare drammaticamente situazioni già molto difficili da superare.

Sorprende davvero che una Regione che vede ritardi e negligenze nell’applicazione della Legge 194, come più volte la Cgil ha denunciato, purtroppo inascoltata, assuma questo tipo di provvedimenti invece di prendersi cura della salute e della libertà delle donne, oltre che dell’applicazione delle leggi dello Stato italiano

 

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Manovra: Cgil, bene emendamento su molestie, ma poco efficace senza sanzioni

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Roma, 21 dicembre – “L’emendamento contro le molestie sui luoghi di lavoro, approvato in via definitiva dalla Commissione Bilancio della Camera, è un passo avanti.” Lo afferma in una nota la Cgil.

“Tuttavia per essere efficace – prosegue il sindacato – deve essere accompagnato da un sistema sanzionatorio che colpisca chi non assicura condizioni di lavoro tali da garantire l’integrità fisica e morale delle lavoratrici e dei lavoratori”.

“Al tempo stesso – aggiunge la Cgil -evidenziamo che la responsabilità rispetto all’applicazione della norma non può che essere in capo all’impresa, che ha il dovere di mantenere un ambiente di lavoro in cui sia pienamente rispettata la dignità di ognuna e di ognuno.”

“Come organizzazione sindacale – conclude la Cgil – continueremo
le battaglie di questi anni per rafforzare le norme legislative e contrattuali finalizzate a combattere il fenomeno inaccettabile della violenza e delle molestie nei luoghi di lavoro, le cui dimensioni sono sempre più preoccupanti”.

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Lavoro: Cgil, da tempo lanciato allarme su boom dimissioni neomamme, necessario intervento politico

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Roma, 9 gennaio – “Siamo state le prime, nei mesi scorsi e unitariamente con Cisl e Uil, a denunciare con preoccupazione la crescita esponenziale delle dimissioni delle lavoratrici madri, fenomeno rilanciato ieri da La Stampa in riferimento al Rapporto dell’Ispettorato del lavoro del 2016, secondo cui sulle 29.879 donne che si sono licenziate, 24.618 hanno addotto motivazioni legate alla difficoltà di assistere i figli e di conciliare la vita privata con il lavoro. Un dato che merita riflessioni approfondite e che rende evidente come, fra le tante problematicità storiche del nostro mercato del lavoro, quella di genere meriti particolare attenzione”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale Loredana Taddei.

“Il nostro mercato del lavoro – continuano Scacchetti e Taddei – soffre storicamente di una bassa partecipazione delle donne, con divari territoriali enormi. E anche l’aumento dell’occupazione femminile degli ultimi mesi – sottolineano – non può non essere letto indagando la qualità di questa occupazione, speso debole e precaria, come dimostrano anche le percentuali ancora altissime di part time involontario”.

“Ma la crescita delle dimissioni delle lavoratrici madri racconta tanto di più. Racconta – sostengono le dirigenti sindacali – il perdurare di fenomeni discriminatori e che i costi della maternità ricadono ancora prevalentemente sulle lavoratrici, specie se sole o a basso reddito. I padri che lasciano il lavoro per le motivazioni di cui sopra ci sono, ma in misura straordinariamente ridotta. Racconta – aggiungono – della difficoltà delle politiche per la conciliazione, della necessità di mettere in campo maggiore welfare pubblico, ma anche di declinare il tema della responsabilità sociale di impresa affrontando la maternità non come una questione privata o come un costo da comprimere, ma come un valore sociale”.

Per la segretaria confederale e per la responsabile Politiche di genere della Cgil, il dato sulle dimissioni volontarie “non da ultimo chiama in causa la necessità di rafforzare il monitoraggio del fenomeno da parte del Ministero del Lavoro, valutando anche gli esiti degli interventi legislativi introdotti per contrastare le cosiddette dimissioni in bianco”.

“Se il ‘benessere’ di una società si vede dalla condizione delle donne – concludono Scacchetti e Taddei – non è più rinviabile un intervento politico che permetta loro di non dover scegliere tra lavoro e maternità, valori che appartengono non solo alle donne ma all’intera collettività”.

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Rapporto CEDAW ‘Lavori in corso’

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La Piattaforma italiana CEDAW Lavori in Corsa (formata da oltre 26 organizzazioni di donne e singole esperte presenti sul territorio nazionale) sullo stato di attuazione da parte dell’Italia della Convenzione ONU per l’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione nei Confronti della Donna (CEDAW) ha contribuito attivamente all’individuazione delle criticità contenute nel VII Rapporto periodico dell’Italia sulla CEDAW e le ha poste all’attenzione del Comitato per l’applicazione della CEDAW in occasione della Sessione preliminare (ottobre 2016).

La Piattaforma ha inoltre elaborato un Rapporto Ombra che è stato consegnato all’ONU, al Comitato CEDAW nel giugno 2017, nel quale, a partire dal rapporto del Governo italiano, ha messo in luce criticità, inadempienze e formulato raccomandazioni per migliorare la condizione delle donne nel nostro Paese tra cui il lavoro, i servizi, la violenza sulle donne, e la rappresentanza.
La Piattaforma italiana CEDAW Lavori in Corsa era presente il 3 e 4 luglio a Ginevra in occasione della discussione del VII Rapporto periodico sull’implementazione della Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione contro le Donne che il Governo italiano ha presentato sul periodo 2012-2017. Le rappresentanti della Piattaforma, presenti a Ginevra, hanno fornito al Comitato CEDAW elementi per la valutazione della qualità e della veridicità delle informazioni fornite dal Governo circa l’applicazione della Convenzione in Italia.

La CGIL ha contribuito alla stesura del Rapporto, curando la parte inerente i “Diritti delle donne in materia di lavoro” e “Il sistema di welfare e le donne”.

Leggi il testo completo del Rapporto:

CEDAW

37 anni fa, il 3 settembre 1981, alle Nazioni Unite entrava in vigore la CEDAW, la Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione nei confronti delle Donne, riconoscendo la specificità delle discriminazioni che le donne subivano nell’accesso e nel godimento dei diritti umani. È uno dei pilastri delle del diritto internazionale e negli anni questa convenzione si è ampliata con raccomandazioni specifiche perché è maturata la consapevolezza sulle discriminazioni e le forme di violenza a cui le donne sono sottoposte. Nel 1993 all’ONU si è ulteriormente chiarito che i diritti umani sono diritti delle donne.

Negli anni tutte le organizzazioni della società civile del mondo hanno lavorato per far diventare la Convenzione CEDAW uno strumento attivo, capace di eliminare le limitazioni alla partecipazione ad una vita piena ed attiva delle donne, nel mondo. In particolare dal 2009 al 2011 abbiamo lavorato utilizzando la CEDAW per valutare le discriminazioni e le violenze che subiscono le donne in Italia in un “rapporto ombra” con altre associazioni, che abbiamo presentato proprio all’ONU nel 2011, al comitato CEDAW.

Le nostre osservazioni sono state integrate nelle raccomandazioni che l’ONU ha fatto al governo italiano per superare i propri limiti…che purtroppo ad oggi ancora rimangono. Se siete curiosi di conoscere il lavoro che abbiamo svolto potete andare a vedere la sintesi del rapporto ombra.

Scarica il rapporto

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14 febbraio: Cgil aderisce a One billion rising 2018

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Video: My Revolution Lives in This Body

Anche quest’anno la Cgil aderisce al “One Billion Rising – Un miliardo di voci contro la violenza su donne e bambine”, che per il terzo anno da appuntamento alle donne di tutto il mondo il 14 febbraio.

Un appuntamento ormai consolidato con il movimento globale, laico e apartitico, il cui principio fondante afferma che ogni donna abbia il diritto di vivere e decidere del proprio corpo, della propria salute e del proprio destino.

Quest’anno la parola d’ordine è solidarietà, come arma contro ogni forma di sfruttamento e aggressione. Come afferma l’ideatrice del movimento, Eve Ensler: “non ci può essere rivoluzione senza solidarietà. Se le donne di tutto il mondo si stanno ribellando contro il sistema patriarcale e maschilista è anche frutto del lavoro che tutte noi abbiamo fatto e facciamo. Grazie al nostro impegno abbiamo ottenuto che la violenza contro le donne diventasse un tema mondiale”.

GLI APPUNTAMENTI IN ITALIA
L’appuntamento del 14 febbraio sarà nelle strade, nelle piazze e nelle scuole in Italia e nel mondo, per far sentire un’unica voce potente e gentile e per manifestare nelle tante forme di espressione artistica – dalla narrazione al teatro, dalla poesia alla musica, dalla danza al cinema – che caratterizzano lo spirito rivoluzionario di One Billion Rising, con le parole d’ordine Solidarietà, Creatività, Unione. Per conoscere tutte le iniziative clicca qui

ADERISCONO A ONE BILLION RISING 2018 SOLIDARIETÀ
Amnesty International, AMREF, AUSER, CGIL, Centri di ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze (UIL), Consulta donne Amministratrici ANCI Lazio, D.I.Re, Differenza Donna, Doppia Difesa onlus, Emergency, Federazione Nazionale Associazioni Scuole Danza FNASD, Gi.u.li.a, Nuovo Maschile, Ordine dei Giornalisti, Rebel Network, Telefono Azzurro , Se Non Ora Quando FACTORY, Terres des Hommes, UDI – Unione Donne Italiane, UIL, WILPF Italia – Womens International League for Peace and Freedom.

Link utili:
http://www.onebillionrising.org/

https://1billionrisingitalia.tumblr.com

Facebook:
https://www.facebook.com/obritalia

Instagram:
https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia

 

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Molestie sessuali: Cgil, combatterle con lavoro di qualità e diritti

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Roma, 13 febbraio – “Riduzione dei diritti sul lavoro, alti livelli di disoccupazione, profondo divario di genere sono l’humus che favorisce la crescita dei soprusi nei confronti delle donne. Purtroppo, i dati Istat di oggi lo confermano, dati drammatici e sottostimati poichè nascondono un fenomeno raramente denunciato”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta il rapporto dell’Istituto nazionale di statistica sulle molestie e i ricatti sessuali sul lavoro.

“È evidente – sottolinea la dirigente sindacale – la correlazione tra questi numeri e le condizioni del lavoro in generale e delle donne in particolare: cresce il dato sulle dimissioni in relazione alla nascita dei figli; proliferano gli annunci di offerte di lavoro che selezionano in base allo stato civile e alla volontà o meno di diventare madri; resta drammatica la situazione delle lavoratrici di settori ad alta informalità, come quello domestico, e permane lo sfruttamento di donne e uomini stranieri il cui permesso di soggiorno è legato allo svolgimento di una attività lavorativa”.

Secondo la dirigente sindacale “per prevenire questi abusi serve sostenere e allargare la legislazione, estendere gli accordi contro la violenza e le molestie in recepimento della convenzione di Istanbul”. “È fondamentale – aggiunge – costruire azioni di formazione e collaborazione per favorire positive relazioni interpersonali negli ambienti di lavoro, oltre che assicurare tutela sociale e sanitaria. Tutte azioni che la Cgil ha sempre sostenuto e praticato”. Inoltre “bisogna fare di più per contrastare gli abusi di potere, dimostrati dal fatto che il fenomeno riguarda, pur in misura fortemente ridotta, anche gli uomini. È necessario che i luoghi di lavoro siano giusti ed equi, al di là delle gerarchie e delle dinamiche di potere, per tutti indipendentemente dal sesso”.

“Per combattere le molestie e la violenza contro le donne è importante favorire la qualità del lavoro, i diritti, il superamento delle disuguaglianze, valorizzare il ruolo e il lavoro delle donne. Solo così – conclude Scacchetti – gli uomini, troppo spesso impuniti, avranno maggiori difficoltà a molestarle e a violare la loro dignità”.

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8 marzo: Cgil, Lotto insieme, come ieri per domani

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MATERIALI

Manifesto

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‘Lotto Insieme, come ieri, per domani’. È lo slogan che la Cgil ha scelto quest’anno per l’8 Marzo, una giornata che verrà dedicata alla legge 194, legge che regola il diritto all’interruzione di gravidanza.

“A quarant’anni dalla sua applicazione – si legge in una nota della Cgil – e dopo tante importanti conquiste civili, sociali e culturali delle donne, siamo ancora costrette a lottare per difenderne l’esistenza e a pretenderne la concreta applicazione”.

“Negli ultimi anni – prosegue la Confederazione – abbiamo assistito ad un arretramento sul rispetto dei diritti acquisiti e a grandi ostacoli per la conquista di nuovi. Basti pensare – sottolinea – al numero crescente di obiettori di coscienza, che di fatto vanifica la legge sulla depenalizzazione dell’aborto, o al progressivo svuotamento dei consultori”.

“Per questo – conlcude la Cgil – ribadiamo la necessità di ricreare una nuova alleanza tra donne, per affrontare le sfide di questi anni”.

Download the PDF file .

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8 marzo: Cgil, ancora molto da fare per lavoro donne

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Roma, 7 marzo – “Il lavoro delle donne in Italia continua ad essere caratterizzato da segregazione occupazionale, impieghi poco qualificati, employment gap, sottoccupazione. Record negativi che allontanano ulteriormente il nostro mercato del lavoro dai livelli degli altri Paesi europei”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti alla vigilia dell’8 marzo.

Quanto sostenuto dalla dirigente sindacale si evince dai dati contenuti nel rapporto della Fondazione di Vittorio elaborato in occasione della giornata internazionale della donna, che evidenzia quanto “molto resta ancora da fare”. In particolare, la segretaria confederale lancia lancia l’allarme su alcuni aspetti messi in rilievo nello studio: “nonostante la crescita della percentuale delle donne occupate, il gap tra il tasso di occupazione maschile (67,1%) e femminile (48,9%) resta di oltre 18 punti (dati provvisori Istat 2017), maglia nera tra gli stati dell’Unione Europea insieme alla Grecia e inferiore solo a Malta. La forbice si allarga tra Centro-Nord e Sud del Paese: nel Mezzogiorno sfiora il 25% contro circa il 15% del resto della penisola (dati Istat primi tre trimestri 2017)”.
Inoltre, Scacchetti sottolinea che “le donne italiane risultano svantaggiate anche sul fronte della qualità e delle tipologie di occupazione”. Per quanto riguarda la prima “vi è un’incidenza maggiore del lavoro a termine e del ricorso al part-time (nel 2016 34% contro l’8,6% per gli uomini), specie involontario”. Per la seconda “in particolare colpisce lo sbilanciamento tra i lavoratori e le lavoratrici indipendenti con la quota femminile ferma al 31%, e il livello da un lato di segregazione di genere e dall’altro di prevalenza di genere raggiunto in determinati gruppi socio-professionali: se tra gli operai dell’industria e nella fascia alta di imprenditori e dirigenti le donne si attestano al 13,5% e al 26,7%, nell’assistenza alle persone e nei lavori non qualificati dei servizi , la quota raggiunta è pari all’88,2% e al 77,6% (elaborazioni su dati Eurostat 2016)”.
Infine, il differenziale di genere si traduce anche in termini di reddito da lavoro: “nel 2014, ultimi dati disponibili, il reddito guadagnato dalle donne è in media del 24% inferiore agli uomini (14.482 rispetto a 19.110 euro)”.

Il quadro delineato dalla FdV rende urgente per Scacchetti “favorire lo sviluppo e la crescita professionale delle donne in tutti i settori e in tutte le professioni perché decisivi per la crescita, in termini di Pil e di benessere complessivo della società. Il lavoro inoltre è la principale ‘arma’ di contrasto alla violenza delle donne. Per questo – conclude – come ieri e per domani, la Cgil continuerà a battersi”.

In allegato il report completo della FdV

Sul sito Cgil.it le iniziative che la Confederazione, come ogni anno, organizza per l’8 marzo

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Piano antiviolenza: Associazioni e sindacati chiedono di renderlo operativo

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Roma, 23 mar – Ventiquattro donne uccise vittime di femminicidio dall’inizio del 2018, quella che nostro Paese si configura come una vera e propria mattanza prosegue al ritmo di una donna ammazzata ogni 24 ore nelle ultime settimane.

Lo scorso 25 novembre i giornali titolavano Via libera al Piano antiviolenza. A distanza di 4 mesi, con un femminicidio ogni due giorni quel Piano, frutto di un lungo confronto tra società civile, varie associazioni di donne, sindacati, ministeri e istituzioni, e che porta con sé la novità di un intervento finalmente strutturale sul tema, non è però ancora operativo.

il Piano strategico del governo per la lotta alla violenza maschile sulle donne adottato dal Governo per il triennio 2017 2020, approvato in Conferenza Stato-Regioni e finanziato nella legge di stabilità, a tutt’oggi non decolla.

Al Governo e al Parlamento chiediamo dunque di renderlo immediatamente operativo, predisponendo le risorse economiche dedicate e rendendole immediatamente esigibili per la sua attuazione. Perchè in una situazione drammatica come quella italiana, dove molto si dice e poco si riesce a fare per contrastare concretamente la disparità di potere tra uomini e donne, alla radice del fenomeno della violenza, attendere ulteriormente è un fatto gravissimo.

Lo Stato italiano, inoltre, che ha ratificato la Convenzione di Istanbul, ha l’obbligo di rendere operativo il Piano strategico e di muoversi con la dovuta diligenza da parte di tutte le articolazioni istituzionali coinvolte nel Piano stesso. Le donne non devono ancora subire violenze in attesa che tutti facciano quando dovuto prescritto dal piano e che le azioni discusse e condivise trovino attuazione.

Cgil, Cisl, Uil, Associazione Nazionale dei Centri Antiviolenza D.i.Re, Associazione Nazionale Volontarie del Telefono Rosa – onlus, Udi Nazionale, Pangea, Rete per la Parità

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Aborto: Taddei (Cgil), pericoloso clima di regressione

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Roma, 11 aprile – “I cattolici integralisti di Provita onlus aggrediscono una legge dello Stato, la l. 194, e, quel che è più grave, lo fanno nel cuore delle Istituzioni, al Senato, dove questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa, con senatori della Lega e Isabella Rauti, di Fratelli d’Italia”. È quanto dichiara la responsabile Politiche di Genere della Cgil nazionale Loredana Taddei.

“L’attacco alla legge partito la scorsa settimana con il maxi cartellone in via Gregorio Settimo a Roma, subito rimosso a seguito delle numerose proteste – ricorda Taddei – registra un cambio di strategia di comunicazione, come si evince già dal titolo della conferenza stampa: ‘Per la salute delle donne: le gravi conseguenze dell’aborto sul piano fisico e psichico’. Ora scopriamo che al centro c’è il benessere della donna”. “In realtà – sostiene – assistiamo alla subdola mistificazione di antiabortisti che negano con perseveranza la libertà di scelta delle donne, sancita da una legge che a 40 anni dalla sua promulgazione non ha mai smesso di essere attaccata e progressivamente svuotata dalla crescente obiezione di coscienza che, come non ci stanchiamo mai di denunciare, in alcune regioni d’Italia raggiunge anche il 90%”.
“Grave anche – sottolinea la responsabile Politiche di Genere della Cgil – la manipolazione dell’informazione: citano il Lancet senza dire che la rivista scientifica mette invece in guardia dalle gravi conseguenze relative all’aborto non sicuro, clandestino”.

Per la dirigente sindacale “le leggi vanno applicate e lo Stato deve essere garante del diritto all’interruzione di gravidanza libero e gratuito affinché le donne possano scegliere liberamente di diventare madri, e senza discriminazioni”. Inoltre “le sentenze vanno rispettate. Il Consiglio d’Europa, per la seconda volta nel giro di due anni (nel 2014 e nel 2016), ha accertato la violazione del diritto alla salute delle donne, a seguito dei Reclami di Cgil e Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78), conclusi entrambi con la condanna dell’Italia. Anche il Comitato per i diritti umani dell’Onu ha denunciato il nostro Paese per l’elevato numero di medici che si rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza e per le conseguenti difficoltà di accesso agli aborti legali”.

“Questa legge, conquista di civiltà frutto dell’iniziativa politica del movimento delle donne, che insieme a chi si batteva per la laicità dello Stato seppe imporre nella società italiana questo tema, è oggi più che mai violentemente attaccata – denuncia in conclusione Taddei – in un pericoloso clima di regressione dei diritti che mette in discussione perfino il tema della prevenzione contenuto nella 194”.

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Violenza donne: nuovo spot telefono rosa: ‘Io sono libera’

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“Io sono libera”. È il claim dello spot istituzionale 2018 lanciato dall’Associazione nazionale delle volontarie del Telefono rosa onlus, ideato Luisa Rizzitelli, con il patrocinio di Coni e Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento per le pari opportunita’.

La presentazione è avvenuta stamane presso il Salone d’onore del Coni, presenti il capo dello sport italiano, Giovanni Malagò, la presidente del Telefono rosa, Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, le atlete olimpioniche protagoniste dello spot, Antonella Bellutti e Martina Caironi, l’attrice e voce dello spot, Paola Minaccioni, e il presidente della Federcanottaggio, Giuseppe Abbagnale.

A prendere la parola è stata anche la presidente del Telefono rosa: “Presentiamo oggi uno spot veramente eccezionale, per dire no alla violenza sulle donne: insieme possiamo rompere questo cerchio, una piaga sociale che qui in Italia è quasi difficile curare”.

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Aborto: Taddei (Cgil), Comune di Roma e Istituzioni blocchino subito campagna di disinformazione

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Roma, 14 maggio –  “Ancora un osceno manifesto a Roma contro le donne e contro una legge dello Stato, la l.194. Le Istituzioni intervengano immediatamente in merito alla vergognosa campagna #stopaborto promossa dalla Fondazione CitizenGO, partita oggi e che associa l’interruzione volontaria di gravidanza al femminicidio”. È quanto dichiara la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale, Loredana Taddei.

“Il Comune di Roma rimuova immediatamente i manifesti. Si tratta – sostiene la dirigente sindacale – di una campagna di disinformazione contro le donne, la loro salute e la loro libertà di scelta. Invitiamo il Parlamento e le forze politiche del prossimo governo a far sentire la loro voce in risposta ai reiterati e sistematici attacchi alla l.194 e alle gravi falsità diffuse”.

“Ricordiamo – aggiunge in conclusione Taddei – che in altri paesi europei, come la Francia, fare pressioni per convincere le donne a non abortire è un reato, e riteniamo debba diventare tale anche in Italia”.

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Donne scrivono alle parlamentari per celebrare i 40 anni della L.194: “Le donne sono qui” 

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Il testo integrale della lettera


Roma, 19 maggio – Una vasta rete di donne, associazioni, sindacati tra cui la Cgil, esponenti della politica, delle Istituzioni, della cultura e del mondo accademico, in occasione del quarantesimo anniversario dell’approvazione della legge 194 hanno inviato una lettera aperta alle parlamentari della XVIII Legislatura, dal titolo “Le donne sono qui“.

“Vogliamo celebrare con voi, che siate d’accordo o no – si legge nel testo – i 40 anni della legge che ha dato alle donne il diritto di dire la prima e l’ultima parola sul proprio corpo”. Nella lettera le promotrici si pronunciano contro i reiterati attacchi alla l.194 e alla sua applicazione, sostenendo che “non ci può fare paura l’oscena propaganda che si sta scatenando in questi giorni contro questa legge, che pretende di mostrare le donne come assassine”. “È la nostra libertà a fare paura”, continua la lettera.

“Vi scriviamo – si spiega infine alle parlamentari – per dirvi che, qualunque governo verrà, le donne non faranno un passo indietro, speriamo di avervi al nostro fianco. Continueremo a lavorare per affermare la nostra piena cittadinanza e per rendere migliore questo Paese. Riempiremo le piazze, se necessario”.

Le firme:
Cgil, Udi, Uil, Gi.U.Li.A. (Giornaliste Unite Libere Autonome), Rete per la Parità, Telefono Rosa, D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), DonneinQuota, Casa Internazionale delle Donne, Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194), Differenza Donna, Salute Donna, BeFree, SeNonOraQuando Torino, SeNonOraQuando Factory, SeNonOraQuando Bolzano, Fondazione Pangea Onlus, Femministerie, Associazione Le Onde Palermo, Donne In Movimento, Udi Palermo Onlus, Angela Blasi – Commissione Pari Opportunità Regione Basilicata -, Associazione Rosa Rubrae, Associazione Fiori con le Spine, Museo delle donne di Merano, EWMD Italia (European Women’s Management Development) ADATeoriaFemminista, Le Kassandre, Associazione Onlus Lab. Zen2, Libera Università delle Donne Matera.

Alessandra Bocchetti, Livia Turco, Dacia Maraini, Anarkikka, Linda Laura Sabbadini, Alessandra Mancuso (Presidente Commissione pari opportunità della Federazione Nazionale della Stampa) Lidia Ravera, Francesca Comencini, Letizia Battaglia, Fiorella Kostoris, Gabriella Carnieri Moscatelli, Laura Onofri, Simona Mafai, Giovanna Martelli, Rosanna Oliva, Francesca Puglisi, Monica Cerutti (assessora P.O. Regione Piemonte) Antonella Anselmo (Avvocata Rete per la Parità),Chiara Valentini, Marina Terragni, Catiuscia Marini (Presidente della Regione Umbria) Cecilia Guerra, Paola Concia, Luisa Gnecchi, Gabriella Anselmi (Fildis Federazione Italiana Laureate e Diplomate Istituti Superiori), Diana De Marchi – Presidente Commissione P.O. Comune di Milano – Sabina Alfonsi – Presidente del Municipio Roma I -, Silvia Giannini, Donata Francescano, Sandra Petrignani, Gabriella Bonacchi, Paola Tavella, Stefania Tarantino, Daniela Dioguardi, Anna Rosa Buttarelli, Carla Mosca, Donatella Massarelli, Patrizia Asproni

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Cgil, Cisl, Uil: necessaria approvazione proposta di Direttiva UE sull’equilibrio vita/lavoro

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Roma, 21 giugno – Il raggiungimento di un equilibrio fra vita privata e vita lavorativa è strettamente legato al mancato conseguimento di una effettiva parità di genere, e rimane un elemento essenziale sia per le lavoratrici che per coloro che sono in cerca di un’occupazione.
L’attuale quadro giuridico e istituzionale dell’Unione Europea, purtroppo, non aiuta nella ricerca di soluzioni adeguate a queste problematiche. Ecco perché, come responsabili delle politiche di genere di Cgil, Cisl e Uil, ci uniamo a tutte le delegate delle confederazioni aderenti alla Ces, la Confederazione Europea dei Sindacati, nel richiamare l’attenzione dei governi dei paesi membri per un cambio di rotta in questa direzione sostenendo, in seno alla riunione del Consiglio Europeo dei Ministri del Lavoro e degli Affari Sociali, in programma oggi a Bruxelles, la proposta di direttiva sull’equilibrio vita/lavoro.
Si tratta di un appuntamento importante, un’occasione da non perdere, per tradurre in pratica le intenzioni che i diversi responsabili politici hanno sempre dichiarato a riguardo nei diversi momenti istituzionali ed internazionali dedicati al tema.
L’introduzione di alcune misure previste nel testo di direttiva, come i congedi parentali non trasferibili e retribuiti (a livello di indennità di malattia), i 10 giorni di congedo di paternità retribuito, lo sviluppo di strutture pubbliche per l’infanzia e il diritto di richiedere condizioni flessibili di lavoro, in un’ottica di condivisione delle responsabilità genitoriali e familiari, costituirebbero un importante passo in avanti.
Ci rivolgiamo in particolare al ministro del Lavoro affinché non faccia mancare il sostegno dell’Italia in quella sede. Un’Europa più sociale e più inclusiva è fondamentale per la coesione, la crescita e lo sviluppo.
Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere Cgil nazionale
Liliana Ocmin, responsabile dipartimento politiche migratorie, donne, giovani e Coordinamento Nazionale donne Cisl 
Laura Pulcini, responsabile Nazionale Coordinamento pari Opportunità Uil

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Ue: Cgil, Cisl, UIL- piccolo passo avanti su equilibrio vita e lavoro, ma posizione raggiunta non è quella auspicata

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Roma, 23 giugno- “L’obiettivo di raggiungere un equilibrio tra vita e lavoro ha registrato un piccolo passo avanti. I ministri del lavoro dell’UE riuniti a Bruxelles, hanno infatti concordato un orientamento generale in vista dell’adozione della direttiva WorkLifeBalance, l’equilibrio vita-lavoro nonostante l’opposizione di alcuni paesi europei”. Lo scrivono in una nota unitaria Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere Cgil nazionale, Liliana Ocmin, responsabile dipartimento donne, giovani, immigrati Cisl e del Coordinamento nazionale donne Cisl, Laura Pulcini, responsabile Nazionale Coordinamento pari Opportunità UIL.

“La posizione raggiunta non è quella auspicata, a partire dal congedo parentale remunerato e la non trasferibilità del congedo tra genitori, che sono stati indeboliti. Ma la discussione ora è aperta e il processo legislativo può continuare verso un’Europa più equa e giusta, malgrado alcuni paesi abbiano votato per il no. Continueremo a dare tutto il nostro appoggio alla Ces (la confederazione Europea dei Sindacati) nella richiesta che i negoziati ripristinino questi elementi e concludano una direttiva ambiziosa ed efficace. È fondamentale migliorare la vita professionale delle donne, che restano, in particolare in Italia, notevolmente sottorappresentate nel mercato del lavoro, poiché sono obbligate a scegliere tra la loro vita familiare e la loro carriera professionale. Le donne sono ancora oggi le principali utenti di congedi familiari, cosa che incide negativamente rispetto all’accesso ed alla permanenza nel mercato del lavoro, oltrechè sul percorso di carriera e sulla parità retributiva.
L’equilibrio tra lavoro e vita privata deve necessariamente essere una priorità politica dell’UE e un obiettivo politico dei paesi membri, a partire dall’Italia, dove la parità di genere si allontana sempre di più”.

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Pisa. D.i.Re, Rebel Network e CGIL scrivono al sindaco Michele Conti: “L’assessore-stalker deve dimettersi”

Stupro: Taddei (Cgil), necessario ampliamento norma, prevedere aggravante in caso di alterazione da alcool della vittima di violenza

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Roma, 17 luglio – “La sentenza sarà anche giuridicamente corretta e la violenza sessuale ritenuta sussistente, resta il fatto che anziché alzare la soglia della difesa dalle violenze sessuali si va nella direzione di calcolare la pena al ribasso. È necessario ampliare la norma”. Lo dichiara Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale, commentando la discussa sentenza con cui la Cassazione non ha riconosciuto aggravanti agli autori di uno stupro in quanto la vittima aveva assunto volontariamente alcool prima di subire la violenza.

“Occorre agire sulla norma riguardante le aggravanti – sostiene la dirigente sindacale – che andrebbe ampliata prevedendo l’aggravante anche nell’ipotesi di violenza in caso di alterazione da alcool della vittima, proprio perché in quel caso una donna non si può autodeterminare”. “Il vuoto normativo – spiega infatti – riguarda la mancanza di un’aggravante specifica nei casi in cui la condotta violenta sia compiuta ai danni di una donna in stato di ubriachezza”.

“La Convenzione di Istanbul, ratificata dal nostro Paese, si propone – ricorda in conclusione Taddei – di prevenire, combattere e punire le forme di violenza nei confronti delle donne. Questi obiettivi dovrebbero essere quindi prioritari per tutti, perché la violenza contro le donne viola i diritti umani fondamentali”.

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DDL Pillon: una riforma del diritto di famiglia contro le donne e i bambini, non può passare

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Roma, 12 settembre – “Non deve passare il ddl Pillon, perché è un chiaro e pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a sfavore delle donne e dei figli e perché aumenta le disparità tra uomini e donne”. È quanto dichiara Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.

“In un Paese come il nostro, medaglia d’oro in Europa per disuguaglianze – sottolinea la dirigente sindacale – certificate anche dal rapporto Global Gender Gap 2017 del World Economic Forum, che assegna all’Italia l’82esima posizione su 144 per gender gap, di certo non c’è bisogno di questo ddl che non farebbe altro che aumentare le distanze fra uomini e donne”.

“Questo – spiega – per la sempre più marcata differenza in termini di retribuzioni e occupazione. In Italia lavora una donna su due, e da una recente ricerca di Bankitalia, scopriamo che le donne hanno in media il 25% di ricchezza in meno e nelle coppie il divario è del 50%”.

Tornando al ddl, “che prende il nome dal senatore che lo ha promosso, ‘figura di spicco’ del family day”, Taddei sostiene che “ignora la realtà e finge di trovarsi in una società emancipata dove regna la parità dei sessi”. Inoltre “non tiene neanche conto del fatto che siamo anche un Paese dove, più che in altri, il lavoro domestico e la cura sono affidati prevalentemente alle donne. Una realtà – prosegue – molto lontana dal concetto di bigenitorialità, di cui è astrattamente intriso il ddl in questione, che privilegia le fasce benestanti fatte di genitori entrambi ricchi, con belle case e con uguale tempo da dedicare ai figli”.

“Anche la violenza maschile, così estesa e radicalizzata in Italia – denuncia in conclusione la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale – è ignorata nel ddl, che al primo punto prevede la mediazione familiare obbligatoria, vietata però per legge nei casi di violenza. Se questa legge passasse, le donne sopravvissute alle violenze saranno costrette a percorsi di mediazione dai quali subiranno danni ulteriori. Senza contare che è proprio la violenza maschile a determinare molte richieste di separazioni e a creare forti tensioni nell’affidamento dei figli”.

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Donne: Cgil, 6 ottobre Assemblea nazionale ‘Belle Ciao’ con Camusso

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Roma, 25 settembre – Per il lavoro e la salute delle donne, contro le molestie e le violenze, la Cgil dà appuntamento il 6 ottobre, ore 9.30, a Roma per l’Assemblea nazionale delle Donne dal titolo ‘Belle Ciao. Tutte insieme vogliamo tutto’. A fare da cornice all’evento, che sarà concluso dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, il Globe Theatre di villa Borghese (largo Aqua Felix, piazza di Siena).

L’assemblea, che vedrà tra gli interventi quelli di delegate della Cgil, di donne del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, sarà l’occasione per presentare le proposte della Confederazione volte a contrastare le molestie nei luoghi di lavoro e per superare le diseguaglianze di genere nella ricerca di occupazione, nel salario e nell’accesso alle cure mediche.

“Abbiamo bisogno – sottolineano le organizzatrici – di riscoprire cultura, memoria, storia per costruire, tutte insieme, un Paese a misura di donne. Per questo affrontiamo alcuni punti di azione e di intervento nella piattaforma rivendicativa, che intendiamo rendere concreta nella nostra attività di contrattazione e nel confronto con il Governo a partire dalla prossima legge di Bilancio”.

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Ddl Pillon: Cgil, chiediamo audizione e ci opponiamo a disegno

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Roma, 26 settembre – “Ancora nessuna risposta alla nostra richiesta di audizione urgente in Commissione Giustizia al Senato in merito al Ddl Pillon su affido condiviso, mantenimento diretto e bigenitorialità”. È quanto denuncia Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.

“Il Ddl Pillon – sostiene la dirigente sindacale – usa la bigenitorialità per sovvertire alcuni principi cardini del diritto di famiglia, che tutelano donne e figli. Per questo ha visto insorgere anche il mondo dell’avvocatura, oltre quello delle associazioni femminili e dei centri che si occupano di affido, di benessere dei bambini e di violenza domestica”. 

Taddei prosegue sottolineando che “la decisione di imporre, a pagamento, la mediazione familiare nei casi di separazioni con minori, non solo farebbe crescere i costi, ma soprattutto sarebbe un danno incalcolabile nei casi di separazione a causa di violenze domestiche, poiché si costringerebbe la vittima a negoziare con il suo aguzzino. Cosa – specifica – in netto contrasto con la Convenzione di Istanbul, che stabilisce che l’affidamento e la frequentazione non debbano compromettere i diritti e la sicurezza della vittima e dei bambini, che diverranno invece sempre più oggetto di contesa”. Tale previsione del Ddl “renderà per molte donne impraticabile la richiesta di separazione, anche perché nel testo donne e uomini vengono equiparati: il che è paradossale in un Paese come il nostro, dove la forbice economica, occupazionale e di reddito si allarga sempre di più a netto sfavore delle prime”.

“La Cgil – aggiunge in conclusione Taddei – si opporrà con forza a questo disegno di legge, e sarà presente in tutte le iniziative che le associazioni femminili e femministe realizzeranno nelle prossime settimane nel Paese”.

 

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