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Channel: Parità di genere – CGIL

Cgil, Cisl, Uil e Cnel, 8 marzo iniziativa web ‘Il secondo Alfabeto delle Donne’

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Rivedi la diretta e leggi gli approfondimenti su Collettiva.it


“Il secondo Alfabeto delle Donne, battaglia da combattere anche con le parole”, sarà questo lo slogan dell’iniziativa web organizzata da Cgil,Cisl,Uil, con il contributo del Cnel, lunedì 8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, dalle ore 9.30 alle 12.30, in diretta streaming su Collettiva.it e sulle pagine facebook della Cgil nazionale e Collettiva, sul sito della Cisl, sulla pagina Facebook della Uil Nazionale e sul sito www.uil.it.

Aprirà i lavori Tiziano Treu Presidente del Cnel. Seguirà il 1°Panel della giornata: CURA, con l’introduzione di Susanna Camusso, Responsabile Politiche di Genere della Cgil e gli interventi delle delegate sindacali sulle parole doppie: PRIMA LINEA, SCUOLE CHIUSE, AFFETTI A DISTANZA. Concluderà Pier Paolo Bombardieri, Segretario Generale UIL.

Il 2° Panel: LAVORO, sarà introdotto da Daniela Fumarola, Segretaria Confederale della Cisl e vedrà gli interventi sulle parole doppie: OCCUPAZIONE DI QUALITA’, WORKING SMART, RIPARTIRE IN SICUREZZA. Le conclusioni saranno affidate a Maurizio Landini, Segretario Generale della Cgil.

Il 3° Panel: VIOLENZA, sarà introdotto da Ivana Veronese, Segretaria confederale della Uil e verterà su QUESTIONE CULTURALE, DIFFERENZE SALARIALI, VIOLENZA DOMESTICA. Concluderà il panel e l’iniziativa Luigi Sbarra, Segretario Generale Cisl.

Non saranno ammessi giornalisti, fotografi ed operatori video

 

Cgil, Cisl, Uil e Cnel, 8 marzo iniziativa web ‘Il secondo Alfabeto delle Donne’

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Diritti: Cgil, Fp Cgil, Amica e un vasto cartello di associazioni lanciano petizione su RU486 e libertà di scelta delle donne

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“Basta disinformazione e demagogia sulla pillola RU486! Ancora una volta, con la scusa di falsi timori per la salute delle donne, si vuole attaccare il loro diritto alle scelte riproduttive e all’autodeterminazione”. Con queste parole un vasto cartello di associazioni impegnate sul fronte dei diritti, insieme ad Amica, Cgil e Fp Cgil, lanciano una petizione su change.org per chiedere che le donne siano libere di scegliere e che sia loro assicurata la possibilità di eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, anche in regime ambulatoriale.

“Diverse regioni governate dal centrodestra (Marche, Umbria, Lombardia, Piemonte e Abruzzo) – spiegano – si pongono in aperto contrasto con le nuove linee di indirizzo del Ministero della Salute e in molte parti del nostro Paese l’accesso all’Ivg farmacologica continua ad essere praticamente impossibile, un vero e proprio percorso a ostacoli. La sanità pubblica – proseguono i primi firmatari della petizione – deve essere laica e deve assicurare alle donne procedure moderne e basate sulle evidenze scientifiche”.

“Chiediamo un intervento del Governo e del Ministero della Salute. Deve essere assicurata a tutte le donne la possibilità di eseguire la Ivg farmacologica, anche in regime ambulatoriale. Inoltre bisogna investire sui consultori pubblici, anche attraverso un piano di assunzioni, e monitorare l’attuazione delle nuove linee guida del ministero da parte di tutti”, queste le rivendicazioni alla base della petizione.

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Il Cnel promuove una consultazione pubblica sulla parità di genere. Compila il questionario

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Cosa pensano gli Italiani sulla Parità di genere? Il CNEL ha messo a punto una consultazione pubblica sulla Parità di genere indirizzata a tutti i cittadini, con particolare riferimento alle nuove generazioni e ai soggetti aderenti alle associazioni del mondo del lavoro, rappresentate al CNEL.

Il tuo parere è molto importante.

Per maggiori informazioni clicca qui

Per partecipare alla consultazione clicca qui

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Dl Sostegno: Cgil, modifiche per evitare di scaricare peso emergenza su lavoratrici e famiglie 

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Roma, 17 marzo – “Il dl Sostegno, che pur si prefigge l’obiettivo di sostenere famiglie e lavoratori in questa situazione di straordinaria difficoltà pandemica, rischia di scaricare ancora una volta sulle lavoratrici e sulle famiglie con figli under 14 il peso dell’emergenza. Per questo riteniamo necessari e importanti alcuni correttivi”. È quanto si legge in una nota della Cgil nazionale.

La prima delle modifiche richieste dalla Cgil consiste “nell’eliminazione dell’incompatibilità tra l’accesso ai congedi e lo smart working. Le due misure – si spiega – non possono essere alternative: lavorare da casa è lavorare, e quindi incompatibile con la cura e l’assistenza ai figli under 14 in Dad. Per lo stesso motivo, deve essere possibile fruire del bonus baby sitter anche in caso di smart working”.

Inoltre “si ritiene non sufficiente l’indennità prevista in caso di congedo, pari al 50% della retribuzione”.

Per la Confederazione, “dal momento che l’emergenza Covid non sembra affatto arginata, è indispensabile prevedere un automatismo per le misure in vigore in caso di chiusura delle scuole, di modo da averne certezza indipendentemente dalla tempistica o ‘localizzazione’ dei singoli provvedimenti che vietano le lezioni in presenza”.

Infine, nella nota si specifica che “tutti questi provvedimenti devono essere esigibili per tutte le famiglie, comprese quelle omogenitoriali”.

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Turchia: Donne Cgil e Spi, condanniamo uscita Convenzione Istanbul

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Roma, 22 marzo – “Condanniamo duramente la decisione della Turchia di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul, trattato firmato appena dieci anni fa che vincola i governi ad adottare una legislazione che persegua la violenza domestica e gli abusi, nonché lo stupro coniugale e le mutilazioni genitali femminili”. Lo affermano, in una nota congiunta, le donne della Cgil insieme alle donne dello Spi Cgil.

“L’aggressione ai diritti e alle libertà delle donne – proseguono Cgil e Spi – è sempre sintomatica della compressione delle regole democratiche in atto in un Paese. Compressione che in Turchia è in corso da tempo anche nei confronti delle organizzazioni sindacali impegnate per i diritti dei lavoratori”.

Per le donne della Cgil e dello Spi “la motivazione addotta da Ankara per la sua grave decisione e cioè che contrastare la violenza sulle donne anche tra le mura domestiche incoraggi i divorzi e mini l’unità familiare è a fondamento di quella logica patriarcale che vuole la donna subordinata al potere del pater familias promossa da ambienti ultraconservatori e ortodossi non solo in Turchia, ma anche in altri paesi europei, finanche in Italia”.

“Chiediamo alle Istituzioni europee e nazionale di condannare, senza mezze misure, la decisione del governo turco. Una decisione che va contrastata con tutti gli strumenti e i mezzi a disposizione per lanciare anche un segnale inequivocabile in difesa delle libertà e dei diritti delle donne conquistati con fatica, che sono poi conquiste per tutte le cittadine e i cittadini”, concludono Cgil e Spi.

 

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Affidi: il 17 giugno manifestazione a Montecitorio “Sui bambini non si PASsa”

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L’approfondimento ‘La Pas non esiste, la violenza sì’ su Collettiva.it


Si svolgerà giovedì 17 giugno alle ore 15, in piazza Montecitorio, la manifestazione “Sui bambini non si PASsa”, promossa da Cgil – Ufficio Politiche di Genere, il Comitato “La PAS non esiste, ma il fatto sussiste” e Uil – Centro di ascolto Mobbing e Stalking contro tutte le violenze, per chiedere l’immediata sospensione dei procedimenti di allontanamento di minori che si rifanno al censurato costrutto dell’alienazione parentale. Le promotrici presenteranno un manifesto in sette punti per rimettere al centro l’ascolto dei minori.

Alla manifestazione aderiscono: Casa delle Donne di Roma, Comitato Madri Unite Contro La Violenza Istituzionale, Differenza Donna Onlus, DirRe – Donne in rete contro la violenza, DonnexDiritti Network, Maison Antigone, Padri in Movimento; Rete dei Telefoni Rosa.

Interverranno: Anarkikka (autrice), Simona Ammerata (avvocata, Casa delle Donne, DiRe), Susanna
Camusso (CGIL), Luisa Betti Dakli, (giornalista, DonnexDiritti), Elisa Ercoli (Presidente, Differenza Donna), Chiara Franceschini (avvocata, Casa delle Donne, DiRe), Andrea Mazzeo (medico psichiatra), Michela Nacca (avvocata, Maison Antigone), Jakub Stanislaw Golebiewski (Presidente, Padri in Movimento), Giulia Vescia (avvocata, Casa delle Donne, DiRe), Ivana Veronese (UIL), Antonio  Voltaggio (avvocato). Saranno presenti anche autorevoli rappresentanti del Parlamento.

Tra i casi di cronaca, l’emblematica storia di Laura Massaro, ancora sottoposta a procedimento presso il Tribunale per i minori di Roma con decreto di allontanamento del figlio undicenne e decadenza dalla
responsabilità genitoriale; a Perugia un bambino di soli otto anni è stato appena portato via dalla madre; a Pisa un altro bambino sta rischiando di essere sradicato dal suo ambiente e allontanato dalla madre in seguito all’improvviso rifiuto del ragazzo a vedere il padre, rifiuto di cui però non sono state indagate le ragioni.
Una deriva preoccupante in corso già da molti anni, come dimostrano i casi di  Michela, nota come “la mamma di Baressa”, a cui venne sottratta la figlia di tre anni; Ginevra, a cui fu sottratta la figlia di soli 18 mesi, figlia che non poté più né rivedere né sentire, e quello di Antonella, considerata madre alienante, il cui figlio, costretto a vedere il padre, venne da lui ucciso in un incontro protetto. Come loro tante, tante altre.

“È necessario prendere coscienza che siamo in presenza di un fenomeno” dichiarano le promotrici “nei
tribunali ordinari e minorili, complice il proliferare di esose consulenze tecniche di ufficio che sposano il
censurato costrutto dell’alienazione parentale, si dà ormai per assunto che quando un bambino, dopo la separazione, rifiuta la relazione con uno dei due genitori, la responsabilità è sempre dell’altro che ne ha condizionato il sentire. La prassi prevede che un’ordinanza del giudice obblighi il minore ad accettare il genitore che rifiuta, spesso senza indagarne le ragioni, arrivando anche a togliere l’affidamento del minore al genitore “alienante” (tipicamente la madre) per darlo al genitore “alienato” (tipicamente il padre), direttamente o con trasferimento in casa-famiglia. Un metodo che viola il diritto umano di ogni bambino al rispetto e alla tutela del proprio benessere psicofisico, oltre a far precipitare donne e minori in un calvario giudiziario ed economico senza fine, e a fornire uno strumento collaudato alla difesa di comportamenti abusanti o violenti. Non è un caso, infatti, che sempre più spesso a denunce per violenza domestica corrispondano in sede civile denunce per alienazione parentale”, concludono.

L’alienazione parentale, declinata anche in sindrome della madre malevola, madre simbiotica, madre fusionale o conflitto di lealtà, è erede di quella Parental Alienation Syndrome (PAS) inventata dal controverso medico americano Richard Gardner nel 1985. Sopravvissuta al suo teorico, morto suicida, nel
corso degli anni la PAS è stata censurata sia dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali sia dalla Organizzazione Mondiale della Sanità, e in Italia a più riprese anche dalla Corte di Cassazione che qualche settimana fa l’ha definita una pratica nazista (“tätertyp”). Nonostante ciò, ha attecchito e continua ad essere praticata nei tribunali come modalità di risoluzione degli affidi in cui vi è conflitto o violenza (spesso ridotta a conflitto).

In un manifesto in sette punti si chiede pertanto: 1) l’immediata applicazione della Convenzione di Istanbul che è vigente e ha valore costituzionale; 2) la limitazione delle Consulenze Tecniche di Ufficio (CTU), e il dovere del Giudice di valutare l’idoneità genitoriale applicando le norme costituzionali che proteggono i minori dalla violenza, comprendendo adeguatamente il senso degli atteggiamenti protettivi materni; 3) il divieto da parte dei giudici di emettere decreti di sospensione della responsabilità genitoriale o decadenza o allontanamento del minore dal suo ambiente familiare sulla base di costrutti non riconosciuti dalla scienza; 4) l’obbligo per il giudice di garantire sempre un giusto processo senza rifarsi a costrutti ascientifici come l’alienazione parentale che non comportano l’onere della prova 5) il rispetto da parte del giudice dell’obbligo di ascolto del minore; 6) il divieto assoluto di prelievi forzosi di allontanamento dalla famiglia di un minore, salvo nei casi previsti dall’art. 403 c.c.; 7) il divieto di insegnamento nei corsi universitari di costrutti non validati dalla scienza.

Per partecipare alla manifestazione clicca qui .

Per censurare l’utilizzo dell’alienazione parentale nei tribunali è attiva una petizione. È sufficiente mandare una mail all’indirizzo lapasnonesiste@gmail.com con la scritta “aderisco”.

Presidio contro la Pas o Sindrome della madre malevola

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Ddl Zan: Cgil, 13 luglio in piazza per chiedere approvazione

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Roma, 13 luglio – “La Cgil sarà nuovamente in piazza insieme ai movimenti delle donne e della comunità LGBT+ per chiedere con forza un chiaro e definitivo “sì” al disegno di legge Zan, che oggi, dopo mesi di estenuanti rinvii, pratiche ostruzionistiche e svilimento delle Istituzioni, e dopo che l’istituto delle audizioni è stato strumentalmente piegato alle esigenze di parte e precluso alle soggettività coinvolte, approda finalmente nell’aula del Senato”. È quanto dichiarano il responsabile Ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale Sandro Gallittu e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale Susanna Camusso.

“Vogliamo ancora una volta affermare la nostra posizione di sostegno al testo licenziato a novembre scorso dalla Camera”, proseguono i dirigenti sindacali. “Non è possibile alcun compromesso con quelle forze che si propongono di azzerare l’ossatura del disegno di legge e il suo fine di tutela contro ogni discriminazione e violenza, e sostengono il governo ungherese e le terribili leggi contro la cosiddetta ‘propaganda gay’ recentemente approvate”. Per Gallittu e Camusso “la reale intenzione di chi finge oggi di cercarne uno è quella di affossare una legge invisa ad alcuni gruppi politici che si sono prodotti in questi anni in un florilegio di dichiarazioni pesantemente lesive della dignità delle persone gay, lesbiche e trans e delle donne”.

“Le definizioni contenute nell’art. 1 – sottolineano – costituiscono l’ossatura del Ddl e cambiare i termini utilizzati porterebbe con sé un rischio di incostituzionalità rispetto a una norma penale che non può mancare di determinatezza: il concetto di ‘identità di genere’ presente nella legge – spiegano – è quello comunemente usato dai Trattati Internazionali, dai Tribunali Italiani, dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale; quelli di ‘omofobia’ e ‘transfobia’, invece, pur comuni nel dibattito politico e culturale, peccano di imprecisione quando traslati in un testo di legge. Se il fine ultimo e non dichiarato è quello di dividere la comunità LGBT+ cancellando la tutela per le identità trans, non binarie e gender non conforming, il rischio è ancora più elevato e va rispedito al mittente”.

Per la Cgil inoltre “non è ipotizzabile la cancellazione di quel poco che si è riusciti ad introdurre dal punto di vista dei processi educativi attraverso l’art. 7, che prevede l’istituzione della ‘Giornata per il contrasto all’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo’”.

“Ora finalmente – concludono il responsabile Ufficio nuovi diritti e la responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale – il testo esce dalle secche e viene consegnato al voto delle Senatrici e dei Senatori, a cui viene chiesto di assumersi la responsabilità di un chiaro ‘sì’ o di un altrettanto chiaro ‘no’. E noi saremo in piazza per chiedere l’approvazione di una norma di civiltà”.


 → Guarda le FOTOPresidio delle associazioni Lgbti e dei movimenti della società civile per chiedere al Senato l'approvazione del Ddl Zan licenziato alla Camera

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Iniziativa Cgil ‘Un digitale de-genere. Le declinazioni del Pnrr non possono essere prive di genere’

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‘Un digitale de-genere. Le declinazioni del Pnrr non possono essere prive di genere’, una iniziativa promossa dalla Cgil per affrontare i temi legati alle implementazioni tecnologiche relativamente alle tematiche di genere. In diretta streaming su Collettiva.it.

La relazione introduttiva sarà affidata a Cinzia Maiolini, responsabile Ufficio 4.0 Cgil nazionale.
A seguire tre panel su ‘Digitale al femminile’, ‘Lo spazio non è neutro’ e ‘La tecnologia contro la violenza’. Concluderà i lavori Susanna Camusso responsabile politiche europee e internazionali e politiche di genere.

Per informazioni clicca qui

 

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Pas: Cgil, Cisl e Uil, lo Stato è garante della tutela della vita dei minori anche durante gli incontri “protetti”

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“Siamo al fianco di Antonella Penati (Associazione Federico nel cuore) ed esprimiamo grande solidarietà per la battaglia che da dodici anni sta portando avanti nel rendere giustizia per suo figlio, Federico, ucciso con trentasette coltellate, dal padre, durante un incontro “protetto””, così in una nota le componenti del tavolo tecnico Violenza, Giorgia Fattinnanzi della Cgil nazionale, Liliana Ocmin della Cisl nazionale e Alessandra Menelao della Uil nazionale.

“A tutt’oggi sappiamo – spiegano le tre sindacaliste – che la Corte dei Diritti Umani di Strasburgo ha stabilito che lo Stato, nella fattispecie l’Italia, non avrebbe l’obbligo di garantire la tutela del diritto alla vita e difendere un bambino a lui affidato, nella sua incolumità psico-fisica”.

“Chiediamo che le istituzioni trovino le modalità per assicurare l’incolumità fisica dei minori quando ne hanno la custodia. E’ necessario per questo – concludono Fattinnanzi, Ocmin e Menelao – evitare che possa ripetersi la tragedia così come è accaduto al piccolo Federico dando sicurezza e tutela a tutti i minori che sono e saranno affidati alle strutture pubbliche statali”.

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Cgil, il 25 settembre in piazza a Roma per manifestazione ‘Tutte le donne/Tull quadze’

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Sabato 25 settembre a Roma, TUTTE Le DONNE/TULL QUADZE scendono in piazza per chiedere un cambiamento di paradigma, nelle leggi, nella distribuzione delle risorse, nelle politiche di sfruttamento delle persone e dell’ambiente, nell’attenzione al futuro.

La manifestazione, che è stata decisa dall’Assemblea della Magnolia che nasce nella Casa internazionale delle donne di Roma e della quale fanno parte associazioni ed entità diverse tra le quali anche le Donne della Cgil, si terrà in piazza del Popolo a partire dalle ore 14.00 e sarà anche un occasione per esprimere solidarietà e vicinanza alle donne e alle popolazioni afghane.

La Cgil e le Donne della Cgil aderiscono e partecipano all’iniziativa che ruota attorno ad un concetto sul quale da tempo le Politiche di genere Cgil lavorano e sono impegnate: rimettere al centro la cura come elemento di contrasto alle diseguaglianze.

Per ulteriori informazioni e adesioni scrivere a segreteria@casainternazionaledelledonne.org

→ scarica l’appello ‘LE DONNE IN PIAZZA’ – il comunicato stampa


MATERIALI GRAFICI

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