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Channel: Parità di genere – CGIL
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Aborto, troppi obiettori. E a Roma un ospedale assume solo chi applica la 194


Bonus bebè: Camusso, più che singoli provvedimenti servono politiche per contrastare discriminazioni e diseguaglianze

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“Una politica che sostiene la condizione delle donne attraverso i bonus non è sufficiente. In Italia manca una visione complessiva che veda la questione femminile nella sua interezza: lavoro, retribuzioni, servizi sociali, asili nido, tutela genitori disabili, maternità e paternità, norme che realmente permettano la conciliazione di tempi di vita e di lavoro”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

“Ma quello che manca – aggiunge il leader della Cgil – è soprattutto l’occupazione: in Italia lavorano solo il 51% delle donne e siamo il fanalino di coda d’Europa. Inoltre una donna su quattro nel nostro Paese lascia il lavoro dopo il primo figlio e le retribuzioni spesso arrivano ad essere fino il 30% in meno di quelle di un uomo a parità di mansioni”.

“Più che bonus o singoli provvedimenti – conclude Camusso -, servono politiche che contrastino le discriminazioni e le disuguaglianze, avendo presente che il principale sostegno alla maternità è quello degli investimenti per aumentare i posti di lavoro delle donne”.

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Bonus bebè, un’arma spuntata per la natalità

Parità di genere, colmare il gap porterebbe 12 trilioni di dollari alla crescita globale

Legge 194: domani conferenza stampa Cgil e associazioni

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Appuntamento alle ore 12 presso l’Archivio Centrale Udi, via della Penitenza 37, Roma


Roma, 25 maggio – Si terrà domani, 26 maggio, la conferenza stampa promossa da Cgil, Laiga, UDI, Birth Action for freedom, Casa Internazionale delle donne, Vita di Donna, per ribadire che “la legge 194 non si tocca” e per “chiedere alla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin spiegazioni su cosa intende per ‘tutela dell’embrione'”. L’appuntamento è alle ore 12 presso l’Archivio Centrale Udi, via della Penitenza 37, Roma.

“E’ passata sotto traccia la risposta data dalla ministra della Salute in sede europea in merito al reclamo della Cgil sull’applicazione della legge sull’aborto e sulle discriminazioni nei confronti dei medici che la rispettano” dichiara Loredana Taddei, responsabile delle politiche di genere della Cgil Nazionale, che domani sarà presente all’iniziativa.

“Beatrice Lorenzin – spiega la dirigente sindacale – ha parlato di difesa ‘dei bambini che devono nascere’ come priorità nella tutela dei diritti. La nostra preoccupazione è che una deriva di questo tipo metta in secondo piano le donne, compromettendo – conclude Taddei – il diritto all’interruzione di gravidanza”.

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Legge 194: Taddei (Cgil), la norma si applica, non è una scelta

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Roma, 26 maggio – “Le leggi si applicano e le sentenze si rispettano. Non è così in Italia, non per la legge 194: la sua mancata applicazione è costata, nel giro di due anni, due condanne al governo italiano, che continua però a ignorare, o tentare di sfumare e manipolare, le sentenze”. Così Loredana Taddei, Responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale, nel corso di una conferenza stampa promossa con numerose associazioni.

“La ministra della Salute non ha cambiato atteggiamento neanche dopo la recente decisione del Comitato europeo dei diritti sociali – spiega Taddei – che ha denunciato l’Italia sull’applicazione della legge 194 a seguito del ricorso presentato dalla Cgil per la mancata tutela del diritto alla salute delle donne e per il mancato rispetto del diritto dei medici non obiettori a non essere discriminati”.

“Beatrice Lorenzin anziché garantire la corretta applicazione delle legge – denuncia la Responsabile delle Politiche di genere della Cgil – ha inanellato una serie di affermazioni campate in aria”. “Ha sostenuto che il richiamo europeo non è definitivo, mentre la decisione del Comitato Europeo è definitiva e non si cancella; e ha bollato come ‘vecchi’ i dati contenuti nel ricorso Cgil, presentati invece aggiornati nella pubblica udienza al Comitato europeo dei diritti sociali del 7 settembre 2015, quindi un mese prima della sentenza (12 ottobre 2015)”.

Per Taddei inoltre “non corrisponde al vero che il primo reclamo collettivo, del marzo 2014, sarebbe stato chiuso in senso favorevole per il governo. Anche in quella occasione, infatti, l’Italia era stata condannata”. “Così come è falso – continua – che il numero di medici non obiettori ‘risulta congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle interruzioni volontarie di gravidanza effettuate’. In più passaggi della sentenza – sottolinea la dirigente sindacale – il Comitato europeo afferma invece che il governo italiano non è riuscito a dimostrare l’infondatezza della documentazione e dei dati forniti dalla Cgil. Questo solo per citare alcuni dei passaggi dell’informativa di Beatrice Lorenzin alla Camera dello scorso 4 maggio, ma l’elenco sarebbe purtroppo lungo”.

In conclusione, per quanto riguarda le discriminazioni che subiscono i medici e gli infermieri non obiettori, Taddei ricorda la provocazione lanciata nei giorni scorsi dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso “per non recluderli a svolgere esclusivamente attività legate all’interruzione volontaria di gravidanza”: “si metta in atto una discriminazione positiva per medici e personale sanitario non obiettori di coscienza, introducendo dei vincoli che garantiscano il servizio in ogni struttura pubblica, come prevede la legge”.

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2 giugno 1946: la Costituente e il voto alle donne – 70 anni tra storia, lavoro e diritti

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ASCOLTA: “La Costituente e il voto alle donne. Con Carera, Chianese, Marinelli, Galasso N. Urbinati e L. Ornaghi,   S. Camusso, A. Furlan, C. BarbagalloLEGGI: La Repubblica delle donne e del lavoro su Rassegna.it – FOTO


2 giugno 1946: la Costituente e il voto alle donne  – 70 anni tra storia, lavoro e diritti”: è questo il titolo del Convegno che si è tenuto mercoledì 1 giugno, organizzato dalle Fondazioni Giuseppe Di Vittorio, Giulio Pastore, Bruno Buozzi e da Cgil, Cisl e Uil,  presso la Sala del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra.

L’iniziativa ha rappresentato un momento di riflessione che attraverso ricostruzioni storiche, testimonianze e filmati, ha richiamato alla memoria il clima di quei giorni del 1946 da cui trarre spunto per sottolineare sia l’importanza del sindacato a presidio della libertà della persona, della democrazia e del progresso della società, sia il ruolo delle donne italiane, che 70 anni fa, contribuirono alla scrittura della nostra Carta Costituzionale.

I lavori si sono conclusi con una tavola rotonda moderata da Dania Mondini, giornalista del Tg1Rai, dal titolo “Il Sindacato costruttore di diritti e tutele” che vedrà la partecipazione dei Segretari Generali di Cgil, Cisl, Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo.

Il programma dettagliato della giornata

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Donne: Cgil, 14 giugno iniziativa su legge 194 con Camusso

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Appuntamento ore 10 presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo, Roma

LE FOTO dell’iniziativa


Roma, 9 giugno – Martedì 14 giugno, alle ore 10, si svolgerà un’iniziativa promossa dalla Cgil nazionale e dalla Cgil di Roma e del Lazio che avrà come tema l’applicazione della legge 194 e che si terrà presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo (Circonvallazione Gianicolense 87).

“Diritto alla salute e libertà di scelta. Non si obiettano”, questo il titolo dell’incontro con Susanna Camusso, segretario generale Cgil, al quale parteciperanno Antonio D’Urso, direttore sanitario Azienda Ospedaliera San Camillo; Cecilia D’Elia, consulente del Presidente della Regione Lazio in materia di politiche di genere ed empowerment femminile; Silvana Agatone, presidente associazione Laiga; Benedetta Liberali, avvocato e assegnista di ricerca in Diritto costituzionale presso l’Università di Milano; Giovanna Scassellati, responsabile coordinamento Regionale Lazio legge 194 e Maurizio Di Felice, medico precario servizio Legge 194. Per la Cgil interverranno Claudio Di Berardino, Rossana Dettori, Donatella Bruno e Loredana Taddei.

L’iniziativa “dà seguito a un percorso partito dalla recente condanna del Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, in seguito al nostro reclamo”, sottolinea la Cgil. “Il Comitato ha nuovamente riconosciuto che l’Italia viola i diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza e dei medici non obiettori di coscienza, che si trovano ad affrontare un insieme di svantaggi sul posto di lavoro, sia diretti che indiretti”. “Una sentenza importante – prosegue la Cgil – che, a distanza di due anni da un pronunciamento analogo, rappresenta una vittoria per le donne e per i medici non obiettori, perché – conclude – ribadisce la necessità che il sistema sanitario nazionale garantisca la piena e corretta applicazione della Legge 194 in modo uniforme in tutto il Paese”.

 

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Legge 194: Taddei (Cgil), risoluzione Comitato Ministri Consiglio d’Europa non modifica condanna definitiva del Comitato Europeo

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Roma, 12 luglio – “La risoluzione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in tema di interruzione volontaria di gravidanza ed obiezione di coscienza non modifica la condanna definitiva del Comitato Europeo dei diritti sociali e l’Italia resta sotto osservazione fino al prossimo rapporto nazionale, che dovrà essere inviato al Comitato nel 2017. Nel nostro Paese è accertata la violazione del diritto alla salute delle donne, del principio di non discriminazione e del diritto al lavoro e alla dignità sul lavoro dei medici non obiettori di coscienza: non ci si nasconda, è necessario rimuovere gli ostacoli alla piena applicazione della legge 194”. Così Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale, commenta il pronunciamento dei Ministri europei in merito alla decisione del Comitato dei Diritti Sociali sul reclamo collettivo presentato dal sindacato di corso d’Italia nel 2013.

“La risoluzione – spiega Taddei – non interviene sulla condanna al nostro Paese, ma si inserisce nella procedura di monitoraggio successiva all’accertamento delle violazioni, riscontrate per la seconda volta in due anni, e il cui obiettivo è aiutare lo Stato a superare tale condizione”. “I ministri europei – continua – hanno dunque preso atto delle dichiarazioni del dicastero della Salute fornite lo scorso 24 maggio, sostanzialmente simili a quelle espresse nel corso della procedura e nelle Relazioni ministeriali del 2014 e del 2015, e della definitiva decisione di condanna del Comitato Europeo”.

La dirigente sindacale sostiene poi che la stabilita “congruenza” tra numero di medici non obiettori di coscienza e il numero di trattamenti IVG effettuati sarebbe da imputare all’erroneo metodo di rilevazione: “è ovvio che se un trattamento sanitario viene eseguito significa che vi è un medico disposto a farlo, ma – sottolinea Taddei – le richieste di interruzione di gravidanza che non vengono prese in carico per carenza di medici non obiettori non vengono formalmente registrate dagli ospedali”.

Quanto alla riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza, che per la responsabile Politiche di genere della Cgil “è un obiettivo auspicabile”, questa “si accompagna purtroppo all’aumento di aborti clandestini e/o autoindotti, che, come accertato dal Comitato, è da ricondursi alle difficoltà di accesso al servizio legale di IVG”. “Le donne infatti – prosegue – sono costrette a spostarsi da una struttura all’altra, nella stessa città, in regioni diverse, o addirittura a recarsi all’estero, per trovare un ente ospedaliero che assicuri la prestazione richiesta. Spostamenti che non consentono di effettuare il trattamento entro i termini previsti dalla legge 194, penalizzando in particolare le donne meno abbienti e immigrate, come riscontrato dal Comitato Europeo e al contrario di quanto sostenuto dal Ministero nella propria relazione, secondo cui le donne immigrate da questo punto di vista sono perfettamente integrate”.

“Con la seconda condanna da parte del Comitato Europeo si apre una fase importante per rimuovere problemi e ostacoli all’applicazione concreta della legge, seppure negati dal ministero della Salute, attraverso misure organizzative che vedano impegnati sia gli ospedali che le Regioni – conclude Taddei – come peraltro è avvenuto all’ospedale S. Camillo di Roma, che ha provveduto a bandire due posti per medici che diano applicazione alla L.194”.

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Femminicidi: da politica sdegno e cordoglio, nel frattempo si chiudono i centri antiviolenza

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Roma, 3 agosto – Siamo tornati al XV secolo, quando le donne venivano arse vive, il massacro delle donne non conosce tregua. Oggi a Lucca è morta Vania Vannucchi, dopo essere stata data alle fiamme da un ex; Rosaria Lentini, a Caserta, è stata uccisa a coltellate dal compagno. Un contatore che non si ferma.
Le donne vengono esortate dalla politica e dalle forze dell’ordine a denunciare, ma nel frattempo molti centri antiviolenza chiudono, molti altri sono a rischio chiusura, perché non si sbloccano i fondi, perché i finanziamenti non arrivano o arrivano talmente in ritardo da metterli in ginocchio. Nonostante le ripetute denunce di associazioni e sindacati.
Non basta fare le leggi, bisogna poi applicarle. Siamo ancora in attesa che venga applicata la Convenzione di Istanbul in ogni sua parte. Dei finanziamenti stanziati dalla legge del 2013 sul femminicidio, una volta arrivati nelle casse regionali, nella maggior parte dei casi, si è persa traccia.
Il problema è che le misure di questo governo contro la violenza, oltre alle reazioni estemporanee di indignazione e al cordoglio per i familiari delle vittime, sono scarsamente finanziate, improntate a sicurezza, emergenza, ordine pubblico.
Allora, bene le cabine di regia e l’attivazione del Comitato interistituzionale per dare attuazione al piano antiviolenza, ma non basta. Bisogna agire in fretta e attuare misure efficaci di contrasto alla violenza, e la prima cosa fare è, appunto, non chiudere i centri antiviolenza, che ad oggi sono la miglior risposta sul fronte della tutela.
Anche la prevenzione è determinante, perché la violenza maschile sulle donne non è un fatto privato, ma un tema politico che nasce dalla disparità fra i sessi e dalle discriminazioni, dal linguaggio, da una scuola che non ne parla.
L’arretratezza in cui ci muoviamo è la causa della tragedia del femminicidio, delle violenze fisiche e psicologiche. Ne è prova anche la reticenza degli uomini a prendere la parola, e a continuare a consideralo un problema di qualche maschio violento o malato, non di un sistema, che dunque, non li riguarda. Sarebbe invece ora che scendessero in campo.
Loredana Taddei
Responsabile Politiche di Genere
Cgil Nazionale

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Fertility day: la campagna sterile della Lorenzin

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Stupisce la tenacia con cui il ministro della Sanita’ Beatrice Lorenzin si ingegna per cancellare molte conquiste delle donne nel secolo scorso: dallo svuotamento della Legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza, fino all’ultima perla estiva, il  “Fertility day”. E qui colpiscono due cose: la prima riguarda il contenuto osceno della campagna del ministero della Salute, a metà tra il nazionalismo e il sessismo, con un vago riferimento al Ventennio. La seconda riguarda il dissenso, e la sua gestione, ai tempi dei social, che accende un faro spietato sulla fragilità e l’inadeguatezza di questa classe politica. I feroci attacchi in rete hanno fatto addirittura retrocedere il ministero, che si è precipitato a oscurare la campagna e il sito. Non c’è stato bisogno di imponenti manifestazioni di piazza, o di arzigogolate forme di protesta faticosamente organizzate: sono bastati alcuni tweet ben assestati. E’ caduto miseramente, dunque, anche un totem caro ai pubblicitari, che molti politici negli ultimi 20 anni hanno fatto proprio con smodata e compiaciuta esagerazione: il “basta che se ne parli”.

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Violenza donne: Cgil, il governo può e deve fare moltissimo

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“Ha ragione il presidente del Consiglio quando dice che la violenza contro le donne è un problema culturale e sociale, ma sottovaluta l’azione di governo quando dice che ‘non può fare moltissimo'”. Così Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di genere della Cgil nazionale. Leggi tutto su rassegna.it

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Fertility Day: Taddei (Cgil), basta campagne offensive, da Stato politiche economiche e sociali per maternità

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Roma, 22 settembre – “Non è facile riuscire a scontentare tutti e offendere molti e molte, come succede con una certa frequenza alla ministra Lorenzin, tenace nell’assestare picconate alla libertà delle donne: prima con lo svuotamento della Legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, ora con l’offensiva campagna ‘Fertility day’, a metà tra il nazionalismo e il sessismo.‎ Ma non bastava, e dopo la campagna demografica da Ventennio è stata la volta dell’opuscolo razzista che ha fatto scatenare il web”. Così Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.

“È chiaro che non si tratta di un problema di comunicazione come Beatrice Lorenzin si è precipitata a definire i flop, costati fin qui 150 mila euro dei contribuenti. Il punto – sostiene Taddei – è che si esortano maldestramente i giovani alla genitorialità, ignorando totalmente le difficoltà economiche indotte dalla crisi, la mancanza di lavoro e di asili nido, la precarietà, il part-time imposto, la disparità salariale che penalizza ulteriormente le donne del nostro Paese, in fondo alla classifica europea in tema di occupazione.‎ Si offendono le donne, esortate a obblighi riproduttivi per ‘amor di Patria'”.

Per la dirigente sindacale “a dover essere rivisto non è solo il lavoro dei pubblicitari, ma l’intero impianto del Piano nazionale per la fertilità, spaventosamente impreciso nell’analisi e inadeguato nel linguaggio”. “Nella prima pagina del Piano – sottolinea Taddei – si parla di riscoprire il ‘prestigio della maternità’ e di ’recuperare il valore sociale della maternità’. Frasi prive di senso e scioccamente ideologiche, anni ‘50, con cui ci si rivolge alla donna spronandola a non far scadere il tempo biologico”.

“Dallo Stato – continua la responsabile Politiche di genere della Cgil – ci si aspetterebbe non una ‘rieducazione’ alla maternità non richiesta, ma l’incentivo e la promozione di politiche economiche e sociali per chi vuole avere un figlio ed è invece costretto a rimandare o a rinunciare per ragioni, appunto, economiche e sociali. I figli si fanno o non si fanno per scelte di vita – conclude Taddei – e le donne hanno diritto di decidere se essere madri o meno, libertà che nel nostro Paese non è loro concessa, in entrambe le direzioni”.

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Lavoro: Taddei (Cgil), indignati da annuncio discriminatorio per neo genitori single

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Roma, 11 ottobre – “Un’azienda padovana offre lavoro. E questa è una buona notizia. L’elenco dei requisiti è dettagliato: non sono richiesti titoli di studio, a quanto si capisce, ma esperienza sul campo, devi essere specializzato o specializzata nel Web Marketing e nella gestione dei Social Media, essere in grado di creare e inviare una Newsletter e di fare diverse altre cose. Fin qui tutto bene. L’offerta di lavoro è rivolta anche ai diversamente abili e questa precisazione, che ormai dovrebbe essere superflua, fa molto piacere. Ci sono però due categorie escluse: le neo mamme e i neo papà single. E questo invece indigna, profondamente, e non ci sarebbe neanche bisogno di spiegare il perché”. Così Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.                                                                                
Secondo Taddei questi requisiti fanno sorgere alcune domande: “per dimostrare di non essere un genitore single è richiesto il certificato di matrimonio? E se si vive con un compagno o con una compagna senza essere sposati, occorre presentarsi insieme al colloquio di lavoro? Il convivente deve essere l’altro genitore o è sufficiente che si impegni solennemente davanti al datore di lavoro ad occuparsi comunque del bambino? E le mamme che pur non essendo single hanno sulle loro spalle l’intero carico familiare, sono considerate single di fatto?”.

“Al di là dell’ironia – prosegue la dirigente sindacale – fa davvero riflettere che con questo annuncio si colpisca chi ha deciso di portare a termine una gravidanza anche in assenza del padre del proprio figlio, o un papà che, per qualunque ragione (e spesso le ragioni sono drammatiche) deve crescere da solo il proprio bambino. Eppure – sottolinea – il tipo di lavoro richiesto dovrebbe consentire molta flessibilità sia temporale che logistica, visto che le nuove tecnologie aprono enormi possibilità in questa direzione”.

Per la responsabile delle Politiche di genere del sindacato di corso d’Italia siamo davanti ad “una storia che conferma una convinzione che come Cgil coltiviamo da sempre: l’innovazione non deve essere solo tecnica, ma innanzitutto culturale, altrimenti non si migliora la vita delle persone, si trovano anzi nuove occasioni per discriminarle”. “Piuttosto che celebrare il Fertility day o abbandonare i ‘cattivi compagni’, magari di colore o con i capelli rasta come suggerisce il Ministero della Salute – conclude Taddei – è necessario abbandonare queste pessime abitudini discriminatorie, in un Paese in cui è in continuo aumento il numero di madri, e ultimamente anche di padri, che si vedono costretti a lasciare il lavoro nel primo anno di vita del proprio figlio”.

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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Corteo nazionale a Roma

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La Cgil anche quest’anno ha promosso e aderito a numerose iniziative in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Di seguito ne pubblichiamo alcune.

Inoltre, la Cgil, dietro lo striscione ‘La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti’ ha partecipato alla manifestazione nazionale del 26 novembre a Roma promossa da: Rete IoDecido, D.i.Re – Donne in Rete Contro la violenza, UDI – Unione Donne in Italia. (FOTO del corteo)

dal 21 al 23 novembre
Verona – Centro Congressi Verona – Assemblea Nazionale donne Spi Cgil ‘Concrete’

23 novembre
Palermo – Gam – La vita delle donne oltre la violenza

24 novembre
Parma – Camera del Lavoro di Parma, salone Trentin, in via Casati Confalonieri 5/a, ore 15 – Non una di meno

Mestre – Teatro Momo, via Dante, ore 10 – Iniziativa per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

25 novembre

Bologna – Circolo ‘La Fattoria’, via Pirandello 6, ore 16. Iniziativa Filt Cgil ‘Stop Femminicidio

Genova – Sala conferenze Museo di Sant’Agostino, piazza Sarzano 35, ore 9 – Uniti si può in difesa delle donne

Roma – Presidio in P.zza Montecitorio alle ore 9,30 delle lavoratrici del commercio (Filcams Cgil) dell’Aquila

Caserta – Salone della Cgil Caserta, via Verdi 7/21, ore 9 – Tutte per Una

Modena – Iniziativa Cgil, Cisl, Uil presso la Camera di Commercio di Modena, ore 10.30 firma del primo protocollo provinciale contro le molestie nei luoghi di lavoro – Locandina

Palermo – Iniziativa Cgil Palermo, aula magna “Peppino Impastato” del liceo di via Fichidindia: “No alla violenza contro le donne”, ore 10,30

Padova – Iniziativa Fisac Cgil ‘I panni sporchi NON si lavano in casa

Campagna Cgil Lombardia ‘Facciamo i conti

Campagna Cgil Torino

 

 

 

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Il 26 novembre a Roma contro la violenza sulle donne

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ll prossimo 26 novembre, nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in piazza a Roma con lo slogan ‘Non Una di Meno’.

Un invito a partecipare e un omaggio alla forza e al coraggio delle donne. Il video virale che ha lo stesso titolo #NonUnaDiMeno: un montaggio di citazioni cinematografiche. Da Kill Bill a Thelma e Louise. https://www.youtube.com/watch?v=uH_6mM0LsA4&feature=youtu.be

Una lettera di adesione e sostegno alla manifestazione nazionale del 26 Novembre a Roma, organizzata in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre.#NonUnaDiMeno

«Se ti senti addosso quel dolore speciale quando una donna viene uccisa o picchiata o maltrattata o stuprata… Se ti riempi di rabbia quando scopri che i ginecologi del tuo ospedale sono tutti obiettori… Se ti viene da ridere quando ti dicono che devi fare piu’ figli..», ecco allora aderisci alla manifestazione delle donne contro la violenza maschile, #NonUnaDiMeno, sabato 26 novembre a Roma.

La lettera-appello di adesione e sostegno alla manifestazione nazionale di Roma, organizzata in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre, porta le firme di un centinaio di firme di donne, protagoniste in vari settori dell’economia, della cultura, dello spettacolo. Fra queste, Susanna Camusso, Linda Laura Sabbadini, Flavia Perina, Chiara Saraceno, Rosi Braidotti, Lella Golfo, Dacia Maraini, Catherine Spaak, Chiara Valentini, Ritanna Armeni, Francesca Barzini, Lea Melandri, Michele Murgia, Melina De Caro, Lorenza Carlassare, Donata Francescato, Chiara Valerio, Simona Vinci, Melina De Caro e Rosi Braidotti, Serena Dandini, Alessandra Bocchetti.

#NonUnaDiMeno è indetta dall’Unione donne in Italia, da Dire-Rete nazionale dei centri antiviolenza, dalla Rete Io Decido.

La lettera, dal titolo «Manchi solo tu», sollecita l’attivismo delle donne non solo contro la violenza maschile ma anche contro discriminazioni sessiste nella vita quotidiana, come sul lavoro o nell’istruzione.

Con lo stile della filastrocca, la lettera rimarca il «se…». «Se non hai lavoro o se ce l’hai ogni tanto o se sei stufa di dover sempre dimostrare di piu’ per avere sempre di meno o se hai rotto il tetto di cristallo e ti vogliono far raccogliere i cocci… Se pensi che ogni donna può avere posizioni politiche diverse ma che niente deve dividerci di fronte alla nostra libertà e dignità… Se a scuola non ti fanno studiare Simone Weil e non ti fanno leggere Virginia Woolf… Se diventi verde ogni volta che paghi le tasse pensando ai servizi che non hai, né per te, né per i tuoi figli, né per i tuoi genitori… Vieni sabato 26 novembre per cambiare questo paese che è il tuo anche se non lo sembra». L’appuntamento è alle ore 14, a Roma, a piazza della Repubblica.

Le firme
Barbara Alberti Enrica Amaturo Lucia Angelici Antonella Anselmo Valeria Ajovalasit Antonella Antonelli Ritanna Armeni Paola Bacchiddu Francesca Barzini Letizia Battaglia Francesca Bettio Franca Bimbi Alessandra Bocchetti Gabriella Bonacchi Rosi Braidotti Francesca Brezzi Claudia Bruno Susanna Camusso Anna Carabetta Lorenza Carlassarre Roberta Carlini Carlotta Cerquetti Mara Chiaretti Laura Cima Daniela Colombo Francesca Comencini Adelaide Corbetta Laura Corradi Marcella Corsi Lella Costa Annamaria Crispino Marina D’Amato Serena Dandini Cinzia Dato Melina De Caro Elettra Deiana Daniela Del Boca Barbara De Micheli Daniela Dioguardi Tania Di Mario Tiziana Donati (in arte Tosca) Cettina D’Onofrio Alberta Ferrari Ilaria Fraioli Donata Francescato Flavia Fratello Paola Freddi Nadia Fusini Claudia Galimberti Chiara Gamberale Mara Gasbarrone Enrica Ghia Giulia Ghia Lella Golfo Sarah Grimaldi Dora Jacobelli Helena Janeczek Costanza Jesurum Monica Lanfranco Lia Levi Loredana Lipperini Simona Lanzoni Lea Melandri Piera Levi Montalcini Barbara Leda Kenny Nada Malanima Agnese Malatesta Manuelita Mancini Dacia Maraini Licia Martella Donatella Martini Paola Minaccioso Maura Misiti Laura Moschini Michela Murgia Carlotta Natoli Rosanna Oliva Melissa Panarello Patrizia Panico Flavia Perina Marinella Perrone Antonella Picchio Tamar Pitch Luisa Pogliana Paola Profeta Gabriella Saba Linda Laura Sabbadini Monica Ricci Sargentini Annamaria Simonazzi Catherine Spaak Patrizia Spina Monica Stambrini Luisa Garriba Rizzitelli Rossana Rossanda Annalisa Rosselli Maria Cristina Rossi Barbara Salabé Chiara Saraceno Annamaria Simonazzi Loredana Taddei Patrizia Tammaro Silva Emanuela Valente Chiara valentini Chiara Valerio Paola Villa Simona Vinci Milli Virgilio Lorella Zanardo

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8 marzo: Cgil, combattere violenza maschile e tante discriminazioni su lavoro

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Il grande lavoro della Cgil degli ultimi anni che ha messo al centro della propria azione contrattuale sociale e rivendicativa il tema della dignità, della libertà, dei diritti e del lavoro deve trovare rappresentazione anche nelle iniziative sindacali per il prossimo 8 marzo.
Una giornata non rituale e non simbolica, in cui la Cgil intende dare seguito e sostenere la grande mobilitazione che le donne stanno portando avanti in molte parti del mondo, per combattere la violenza maschile e le tante discriminazioni nel lavoro.

La precarietà, il lavoro povero, la disparità salariale in continuo aumento penalizza le donne nell’arco dell’intera vita, fino alla disparità pensionistica, il continuo impoverimento dei sistemi di welfare universalistico sono ormai a livelli intollerabili. Cambiare la società, migliorarla, ridurre le disuguaglianze di genere, è oggi una priorità, che riguarda tutti, uomini e donne.
Bisogna accelerare questo processo, nella consapevolezza che la battaglia per i diritti è una battaglia a favore di un Paese migliore.

L’appello inviato nei giorni scorsi alle strutture, che sta raccogliendo ogni giorno nuove sottoscrizioni, ci ha permesso di conoscere e intercettare l’ampio arco delle iniziative e di mobilitazioni che si stanno strutturando nei territori e nelle categorie e che segnano con quanta forza la nostra organizzazione sia impegnata nel contrasto alle discriminazioni e disuguaglianze di genere, troppo spesso preludio delle molteplici forme di violenza contro le donne.

Da diversi contributi è emersa la volontà di realizzare una serie di iniziative concrete nei luoghi di lavoro in coincidenza con l’8 marzo o comunque nei giorni limitrofi.

La Cgil invita dunque le proprie strutture a partecipare alle iniziative di mobilitazione organizzate a livello territoriale, a farsi promotrici di assemblee nei luoghi di lavoro e laddove ve ne siano le condizioni e le possibilità, a sostenere e garantire la possibilità di effettuazione dello sciopero.
E’ importante anche supportare tutte le azioni, dentro e fuori le aziende, dagli spettacoli, agli incontri, ai flash mob, alle assemblee cittadine, alle proiezioni di film, che via via si stanno organizzando attorno la data dell’8 marzo.

La stagione di una grande mobilitazione nel mondo deve vedere il pieno protagonismo ed impegno della Cgil, delle sue donne e dei suoi uomini, a favore di una società più giusta.

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8 marzo: Parliamone nelle fabbriche Uomini e donne insieme

Aborto: Cgil, faremo di tutto per difendere 194

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“Il feto non è persona, l’aborto non è omicidio, Salvini non è al governo. Lo Stato costituzionale di diritto è quello invece che garantisce – o dovrebbe – che le leggi siano applicate correttamente. Cosa che non avviene per la Legge 194, che nei suoi quasi 40 anni di vita, tra aggressioni, un’estesa obiezione di coscienza e interferenze indebite, di fatto vede le donne accedere con sempre maggiore difficoltà a un servizio sanitario previsto dalla legge”: così in una nota Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil, commenta le affermazioni del leader della Lega sull’aborto.
“Stia tranquillo Salvini, che se andasse al governo e, come ha detto, rendesse impossibile l’aborto, troverebbe le donne ad aspettarlo. A partire, ci auguriamo, da quelle della Lega” conclude Taddei.

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Legge 194: Taddei (Cgil), norma disapplicata, concorso San Camillo lo dimostra

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Roma, 22 febbraio – “L’assunzione di due ginecologi al San Camillo di Roma con un concorso finalizzato al servizio di interruzione volontaria di gravidanza, è il sintomo di quanto la Legge 194 in Italia sia disapplicata”. Così Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.

“Approvata nel 1978 – prosegue la dirigente sindacale – la 194 doveva garantire l’autodeterminazione delle donne, permettendo loro di interrompere volontariamente una gravidanza imprevista. Ma perché ciò sia possibile è necessaria la presenza di medici non obiettori”.

“Nella realtà però – denuncia Taddei – la legge è sempre meno applicata proprio a causa dell’elevatissimo numero di obiettori di coscienza, che arrivano a punte dell’80% nel Lazio, e in altre regioni addirittura al 90 o al 100%. E questo sì – conclude – che è incostituzionale”.

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